“Lucca Comics & Games” Cronache da una prima Lucca
immagini del manifesto tratto da www.luccacomicsandgames.com
Mettiamo subito le mani avanti e iniziamo con il dire che quella di seguito non vuole essere né una guida al programma né una presentazione degli ospiti.
Lucca Comics & Games c’è già stata e non ha quindi senso “venderla”.
Alberto Cariati concept artist
L’intento è quello di riportare lo sguardo privilegiato di chi ha vissuto per la prima volta questa fiera proprio in questa edizione HOPE 2022 e che dunque con occhio incorrotto la può esaminare senza forzare paragoni con edizioni passate.
Ciò nonostante, avvertimenti come “farai le stesse code di Gardaland ma senza giostre”, “ non si riesce a vedere niente”, “nel weekend piove sempre!”, “auguri a far le code sotto la pioggia”, “vedrai Lucca è organizzata malissimo”, “non si cammina” si sono sprecati nelle settimane precedenti. Ebbene devo dire che buona parte di queste profezie non hanno ricevuto conferma o comunque sono state almeno in parte smentite, complice indubbiamente un cielo terso, temperature fra i 21 e i 28 °C per tutti i giorni della fiera e il tetto massimo agli ingressi giornalieri.
Iniziamo parlando della logistica e di come i padiglioni e gli eventi fossero dislocati.
Ho trovato indovinatissima la scelta di posizionare la Japan Town in un polo fiere a parte, distante quasi “2 km” dalle mura. La mole di gente in fila e il traffico nell’area ogni giorno dimostra che l’organizzazione di Lucca sa bene che da sola la Japan Town fa quasi fiera a se. Non vi erano eventi particolari in programma ma si potevano trovare al suo interno Gatcha, Action figure, Manga e in generale gadget e chincaglierie più o meno ricercate dal sol levante. La vocazione da “gran bazar” e la distanza dal resto della fiera imponeva di dedicarle una mezza giornata circa, sottraendo con ottimi risultati calca dall’interno delle mura.
All’interno delle mura ho apprezzato un tentativo di tematizzare le aree e non mettere troppo vicini padiglioni per cui erano previste lunghe code. Ciò nonostante il grosso della fiera, e soprattutto degli eventi, era concentrato nell’area sud ovest. Il che nei giorni di venerdì e sabato non ha causato particolari problemi alla viabilità nonostante il soldout dei biglietti.
Disagi si sono invece verificati nelle giornate di domenica e lunedì, con code in alcuni padiglioni che superavano l’orario di fine fiera e strade rese ad una sola corsia per agevolare ingorghi che obbligavano a spendere qualche minuto e spallata in più del desiderabile per percorrere pochi metri. Forse il bel tempo ha spinto per le strade di Lucca anche chi non aveva il biglietto a respirare un po’ d’aria di fiera o forse per la prossima edizione si potrebbe prevedere un respiro ancora più ampio all’interno delle mura, ma va detto che già così, stando al mio contapassi, ho macinato 106 km nell’arco dei 3 giorni di fiera fatti. Quindi non si può certo dire che non vi fosse spazio vitale.
Come espresso all’inizio, eviterò di descrivere ogni padiglione limitandomi a quanto detto sopra, fatta eccezione per una dovuta menzione speciale all’AREA PRO. Posizionata al primo piano di un palazzo di piazza del Giglio, pur essendo in pieno centro della fiera e del “caos” ha consentito, a chi ne avesse fatto richiesta e fosse stato convocato, un luogo professionale e tranquillo in cui mostrare il proprio portfolio direttamente alla casa editrice cui si era interessati. Un’attenzione che ho apprezzato molto e che dimostra una certa vocazione all’aspetto professionale che non è facile trovare in altre fiere italiane.
Appena fuori dalle mura si trovava invece il padiglione Carducci con un enorme Luffy gonfiabile (Aka Rubber nella prima traduzione italiana di ONE PIECE) a dare il benvenuto ai visitatori in onore del film RED proiettato in prima assoluta durante i giorni della fiera.
Nel padiglione erano concentrati editori di giochi da tavolo e di ruolo ma anche la performance area in cui gli artisti ospiti in fiera si sono esibiti in sessioni di disegno e pittura dal vivo. Opere che sono rimaste poi in mostra per tutta la durata della fiera.
Lo menziono in quanto mio padiglione preferito sia per interessi personali che per ampiezza e distanza fra gli stend, nonché vivibilità /fruibilità dell’ambiente. Poter incontrare al fianco di stend di colossi come Asmodee e dv giochi, autori e piccole produzioni e avere la possibilità di fermarsi a parlare con loro senza esser trascinati via dalla folla. Offre lo spaccato su una fervente realtà editoriale e la sensazione di aver gettato lo sguardo oltre lo scaffale della libreria o della ludoteca. Uno scorcio su quel mondo operoso dietro ogni scatola e copertina, una dimensione della fiera che speravo di trovare in questo Lucca Comics & Games e di cui sono rimasto entusiasta.
Ed arriviamo qui al punto di forza dell’esperienza lucchese, un programma indubbiamente fittissimo e in grado di strizzare l’occhio un po’ ad ogni branca dell’entertainment.
Al di la degli eventi dedicati al mondo del fumetto che rimane indubbiamente il centro di gravità attorno a cui ruota dichiaratamente il Lucca Comics & Games, e che a mio avviso ne è anche la forza, vi era possibile trovare infatti eventi legati al videogioco, al gioco da tavolo, al gioco di ruolo, all’editoria indipendente… e molto altro.
Se da un lato questa proposta ricca di eventi e illustri nomi nostrani e internazionali faceva davvero gola dall’altro ha rappresentato per me forse l’unica nota davvero dolente di questa edizione.
Mi si consenta la similitudine, il menù risultava di difficile consultazione e le portate servite spesso assieme impossibili da assaporare.
Il programma sul sito è davvero difficile da consultare se non si sa cosa si sta cercando e spesso eventi di simile interesse avvenendo in contemporanea, rendevano obbligatorio rinunciare ad uno dei due. Ne comprendo la razio, obbligando alla scelta si ottengono ovviamente eventi più gestibili, con file meno lunghe e personale più commisurato. una scelta che però lascia a chi, come me, vive la fiera come un ricco buffet di cui vorrebbe assaggiare un po’ tutto, l’amaro in bocca e un po’ di fame.
Tutto molto bello
Alberto Cariati